Nautica: i Maestri d’Ascia Di Candia
Intervista ai Mastri d’Ascia di Candia
L’impegno di Affabula non è soltanto quello di lavorare per i propri clienti offrendo i servizi che potete trovare facilmente visitando il nostro Sito Web ma anche quello di partecipare con le proprie forze alla promozione spontanea di attività di eccellenza che rientrano nel concetto di “saper fare” che noi tanto ricerchiamo.
Questo è il caso dei Maestri d’Ascia di Candia una piccola grande realtà della nautica italiana. Ci siamo incontrati per caso su Facebook; curando i lavori dell’Architetto Gino Ciriaci ci siamo appassionati all’idea di valorizzare questa antica e importante professione alla luce dell’importanza della costruzione di barche in legno in un periodo in cui la vetroresina ed altri materiali stanno prendendo il sopravvento sul mercato.
Ecco il perché di questa intervista alla quale faremo seguire un Hangout online per approfondire ancora di più quanto ci raccontano oggi.
Leonardo Vannucci
Affabula: Per prima cosa volevamo ringraziarvi per la vostra disponibilità. Ci siamo incontrati in Rete quasi per caso ma il fascino del vostro lavoro, della terra nella quale lo realizzate e gli intenti futuri che racconteremo ci hanno spinto a saperne di più. Potreste intanto raccontarci per sommi capi la storia che vi ha portato fino a qui? Perchè le vostre vicende sono intrise di antichi saperi e di tradizioni, declinate nella modernità di un lavoro del quale sentiamo tutti ancora una grande esigenza.
Rosario di Candia: Buongiorno e Grazie per averci dedicato questo spazio su Affabula, siamo lieti di raccontare la nostra storia e condividerla con persone come voi! Innanzitutto mi presento, sono Rosario Di Candia, Maestro d’ascia dell’ Isola di Procida. Il mio lavoro nasce per passione, una passione che negli anni mi è stata tramandata da mio padre Salvatore Di Candia.
Per capire bene le radici da cui proviene il nostro attaccamento per quest’antico mestiere di Maestri d’Ascia c’è bisogno che vi parli prima di mio padre, poiché è proprio da lui che nasce tutto…
Salvatore Di Candia si diplomò nel lontano 1972 come allievo di macchine all’Istituto Tecnico Nautico dell’isola di Procida. Dopo una breve carriera marittima, spinto da un forte interesse per la costruzione navale nata sin da ragazzino quando assisteva alle riparazioni navali dei Mastri D’ascia Carabbellese – i primi maestri d’ascia dell’Isola di Procida – decise di dedicarsi in prima persona alla riparazione di piccole e medie imbarcazioni in legno, facendo della sua passione il proprio lavoro per poi tramandarlo a me.
Affabula: Qual’è il vostro rapporto con il luogo in cui abitate e con il mare in generale? Siete anche navigatori o vi limitate alla costruzione ed alla cura delle imbarcazioni?
Rosario: Essendo cresciuto in un’isola come Procida la cultura del mare è per me intrinseca così come l’essere un abile navigatore. Tradizioni e cultura sono da sempre rilevanti. Poter svolgere un mestiere così antico può solo farmi onore poiché curare e creare un’imbarcazione oltre ad essere un piacere lavorativo è un piacere dell’anima.
Affabula: Durante uno dei primi contatti telefonici attraverso i quali ci siamo presentati abbiamo scoperto la vostra passione per il legno e l’impegno che mettete quotidianamente affinché rimanga elemento fondamentale per un certo tipo di nautica. Come spieghereste la differenza che percepite tra il legno e la vetroresina come materiali costruttivi di imbarcazioni? Pensate che parlando di stazze più importanti la cosa possa cambiare?
Rosario: L’elemento fondamentale su cui si basa il nostro lavoro come avrete capito è il legno. Quotidianamente ci impegniamo a valorizzarlo con nuovi progetti affinché tutte le imbarcazioni possano riacquistare il valore che solo il legno sa donare.
La netta differenza tra il legno e la vetroresina? Questa è la domanda basilare che spesso ci sentiamo fare. In primis il legno è un materiale vivo mentre al contrario la vetroresina è un materiale morto!
Dalle nostre esperienze possiamo constatare che così come marcisce un’imbarcazione in legno così marcisce un imbarcazione in vetroresina, specificandone il perché: la vetroresina è un materiale igroscopico (assorbe l’acqua e esposta all’aria è capace di assorbirne l’umidità cioè l’acqua allo stato di vapore in essa presente). Perché può marcire? Poiché se nella costruzione non vengono rispettati determinati parametri accade che il materiale (vetroresina) andando in acqua, viene compromesso dalla stessa perché l’acqua entra nelle fibre della vetroresina e la sfoglia come una cipolla portando l’imbarcazione in vetroresina alla malattia detta osmosi (si formano all’interno dello scafo delle microcamere dove stazionano particelle d’acqua che con il tempo danno vita al fenomeno dell’osmosi: queste particelle d’acqua reagiscono con sostanze residuali della lavorazione e tendono a crescere di volume creando delle bolle, prima piccole poi più evidenti, con un liquido interno denso. All’apertura di queste bolle si nota anche un odore caratteristico simile all’acido acetico).
Inoltre la vetroresina è un materiale che difficilmente può essere smaltito contribuiendo quindi all’inquinamento ambientale. Basti pensare a quanto tempo impieghiamo per smaltire la plastica…
Quindi , perché non tornare al legno? – Specificandone il perché :
- Nessun Impatto Ambientale
- Bellezza viva dell’imbarcazione
- La resa in Acqua
- La riscoperta e la tradizione di un antico mestiere e l’utilizzo di un materiale non inquinante ed ecologico quale il legno.
Affabula: Come si svolge una giornata tipo di un maestro d’ascia? Quanto importante è il rapporto tra voi e la barca sulla quale state lavorando, sui suoi proprietari o committenti… quanto cioè c’è di artigianale e quanto di filosofico – forzando il termine – nel vostro modo di lavorare?
Rosario: Il rapporto tra noi costruttori e l’imbarcazione è qualcosa di magico, un rapporto d’amore come quello di un padre che guarda il proprio figlio crescere e cambiare con l’ orgoglio e la soddisfazione che solo un padre può avere per ciò che ama.
Affabula: Ci avete raccontato di un interessante progetto teso alla protezione del legno come materiale da costruzione. Ci piacerebbe che spiegaste quali sono le vostre idee in merito anche ai nostri lettori e se pensate che esista un modo attraverso il quale chi ama il legno come voi potrebbe darvi una mano.
Rosario: Con molto piacere! I nostri attuali progetti sono in primis il rilancio delle vecchie imbarcazioni a remi e a vela, ho pensato a qualcosa che possa richiamare sia le antiche tradizioni che la modernità d’oggi per questo sarà lanciata una linea GREEN: barche ecologiche unicamente a vela e a remi. Mi sono detto “perché non sfruttare il vento e l’acqua? Sono forze della natura!“.
Così tra vari progetti ce n’è uno che curo già da un paio d’anni e che tra non molto sarà operativo: mi piacerebbe che tutti gli amanti del legno, della vela, del mare e della nautica in generale approfittassero di questo progetto, in che modo? Nel contesto dei nostri servizi di costruzione su misura che offriamo a tutti gli amanti del legno e del mare proponiamo l’adesione al Circolo Dinghy dell’Isola di Procida: un’associazione non a scopo di lucro fondata al solo fine di contribuire al rispetto per l’ambiente delle tradizioni e delle imbarcazioni in legno. Insomma, un’ottima occasione per ritrovarci i soci, per uscire in barca in compagnia o semplicemente per condividere queste passioni assieme.
Affabula: Sappiamo che possedete un piccolo gioiello in legno tutto vostro, classe Dinghy, oltre a mostrarcene le immagini potreste raccontarci un po’ la sua storia e che cosa rappresenti per voi?
Rosario: Si! Per noi è davvero un gioiello! Mio padre Salvatore da giovinotto frequentava il Circolo Velico di Posillipo imparando l’arte della vela , erano gli anni 1967 / 68 e già da allora sognava di avere un Dinghy tutto suo .
In seguito decise di acquistare un Dinghy 12p completamente in stato di abbandono e con l’aiuto del padre Vincenzo Di Candia (Comandante di barche a vela classe “J” tra cui: ASTRA all’epoca dell’armatore Conte Matarazzo; RONDINE II XINGU dell’allora Gianni Lancia e un’imbarcazione di 8 mt del Principe Ranieri ) riuscirono a metterlo a punto e a vararlo. Da allora il Dinghy non ci ha più lasciati! Con molto stupore e contentezza qualche anno fa grazie al segretario della sezione Circolo Dinghy di Portofino Paolo Rastrelli riuscimmo a scoprire chi fu il primo proprietario del Dinghy e il suo relativo costruttore: Domenico Florentino detto “Martelluccio d’oro“ che operava a S. Lucia (anno di costruzione 1934 ) in un locale attualmente del Circolo Savoia. Il Maestro D’Ascia ne costruì 12 esemplari di cui solo questo in nostro possesso ancora esistente.
Questo raro e ammirevole Dinghy per mio padre rappresenta non solo la sua gioventù ma anche il ricordo di suo padre: lo ha ricostruito come fosse un figlio e guai a chi glielo tocca! Per me e per mio fratello, con il quale condivido la stessa passione velica, è d’obbligo ma soprattutto un piacere mantenere in vita questo gioiello finché morte non ci separi, con l’intento di tramandare la passione e la dedizione dei Maestri d’Ascia Di Candia alle generazioni future!
Ringraziamo di cuore Rosario Di Candia per la sua disponibilità a raccontarci la storia della sua attività.
Approfondiremo presto con una diretta Hangout, gli interessati potranno partecipare
offrendo spunti o ponendo domande che non abbiamo incluso in questa intervista.
Per qualsiasi informazione diretta troverete Rosario disponibile a rispondervi
sulla sua Pagina Facebook!