Quando i Social Media escono dal Web…

Il Social Media può rivelarsi uno specchio meraviglioso dove riflettersi, guardarsi ed essere splendidamente solo.
 
Toda joia toda beleza
 
Postare su Facebook, Google+ o qualsiasi altro luogo d’incontro sociale in Rete è in larga parte una forma di onanismo digitale. Si scrive e ci si rilegge da soli, per nostra somma gioia e senza alcuna ragione sensata. Ma è così.
 
Essere Social non vuol dire questo. Dal Social Media si deve necessariamente passare al Social Network, ossia “Quando i Social Media escono dalla Rete…
 
La rete è composta da una serie di nodi interconnessi, di punti collegati e pulsanti attraverso i quali la comunicazione scorre, più o meno velocemente, più o meno intensamente.
 
Troppo spesso però la Rete diventa una rete dove si rimane impigliati, dalla quale non ci si può muovere e non si può uscire.
 
Questo avviene quando mandiamo messaggi diretti a nessuno, senza discuterne con qualcuno, nella speranza assurda che tutti leggano.
 
Il risultato ovviamente è che nessuno legge e nessuno discute, soprattutto perché nessuno davvero era il destinatario del messaggio.
 
Fare Networking vuol dire approfondire i rapporti che si creano sui Social, renderli tridimensionali. 
Sapere cioè che per quanto si possa contribuire con il nostro pensiero e le nostre parole, con le nostre fotografie, i video o le nostre opere d’arte, là fuori ci sono almeno migliaia e migliaia di persone che possono dare a noi molto di più di quanto noi si possa dar loro.
 
Le interazioni con altre persone, se curate come delicate piante in crescita, daranno poi i propri frutti: dall’interesse passeremo all’approfondimento, dall’approfondimento alla confidenza, dalla confidenza alla libertà di espressione, allo scambio proficuo… all’amicizia. O almeno una nuova forma di amicizia, sociologicamente ancora non ben descritta.
 
Quando racconto di avere molti cari amici online mi viene risposto che “la vita è altrove, la vita è in giro per le strade…” ecc. ecc.
 
Vero. Non dico di no. E nessuno si può immaginare quanto vorrei poter essere ovunque e stringere la mani delle persone con le quali scambio parole importanti ogni giorno. Ma non ho il dono dell’ubiquità, non ho il denaro sufficiente per girare così tanto il mondo, non ho il tempo per poter andare ovunque.
 
Alcune volte però questa magia avviene: si può passare dal post al telefono, dal telefono alla videoconferenza… si può essere più vicini di quanto si pensi, anche se sempre viaggiando su bytes.
 
Per me il Social Media diventa Social Network per esempio quando, come domani, parteciperò a un incontro dove sono chiamato a raccontare del futuro di questo nuovo canale di comunicazione difronte ad un auditorium. In questo caso sarà una scuola. Difronte a me molti ragazzi.
 
Anche in questo caso il mio microfono potrebbe rappresentare semplicemente uno specchio dove riflettermi difronte a decine di sedie i cui occupanti se la dormono bellamente mentre io parlo per me stesso.
 
Vanagloria.
 
E invece il Media si fa Network quando io stimolerò il loro ascolto, quando dirò ma anche domanderò, quando chiederò la loro partecipazione, le loro idee, i loro commenti.

Sono sicuro, perché è già avvenuto, che alla fine di questo processo di interscambio io avrò avuto in cambio da questi ragazzi molto di più di quello che avrò dato loro. E sono sicuro ancora di più che quel bagaglio mi servirà per nuove avventure, nuovi incontri, nuovi scambi alla pari.
 
Per questo ogni tanto dobbiamo spegnere la tastiera, oscurare il monitor e scendere per le strade. 
 
Il Social Media deve uscire dalla Rete quante più volte gli è possibile e diventare un Network all’interno del quale le idee transitino da una testa all’altra e così via, sempre più velocemente per poi tornare a casa base arricchite, diverse, migliori…
 
Da affermazioni devono nascere domande. Dalle domande devono nascere approfondimenti. Da questi devono partire stimoli per il raggiungimento delle risposte. 
 
Il Network che si creerà a questo punto sarà in grado di conoscere quello di cui si discute in maniera più approfondita perché ognuno avrà aggiunto il proprio tassello nella costruzione di soluzioni, idee, modifiche, miglioramenti.
 
Chi opera in questo campo cerchi di scrutare dentro sé stesso se e quanto sta parlando da solo.
 
Essere Social vuol dire essere curiosi, aver voglia di crescere, vivere di dubbi, condividerli, affrontarli, migliorare.
 
Vorrei stringere le mani di molti di voi che mi leggono e con i quali dialogo tutti i giorni. Ma non potendolo fare preferisco che le nostre idee si abbraccino e diventino comunità. 
 
Non credo alla differenza tra reale e virtuale: credo nel senso di comunità e condivisione delle idee.
 
Domani non andrò a parlare difronte ai ragazzi. Domani andrò a chiedere loro cosa vogliono e insieme cercheremo di trovare la strada giusta per cominciare a cercarlo.

articolo di Leonardo Vannucci (lioklingo@gmail.com)

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